
L’ansia è un’emozione di base che coinvolge un complesso di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche che si manifestano in seguito alla percezione di uno stimolo valutato come minaccioso. E verso cui non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire. L’ansia non è un’emozione negativa o “cattiva”. Potremmo definirla come la nostra sentinella, la nostra oca del Campidoglio. Infatti, proprio grazie a questa emozione, individuiamo le minacce future e ci prepariamo a fronteggiarle. Proprio per questo è un’emozione indispensabile per la sopravvivenza, poiché segnala la percezione soggettiva di minaccia imminente per obiettivi importanti che vogliamo perseguire o per la nostra incolumità fisica.
Immaginate se vi trovaste di fronte ad un orso bruno che si avvicina mostrandovi i denti e non foste in grado di percepire ansia. Probabilmente non scappereste e questo sarebbe molto rischioso in termini di sopravvivenza. Come ci insegna la legge di Yerkes e Dodson (1908), un giusto grado di ansia (quindi non eccessivo) ci permette di essere più performanti rispetto a quando siamo in uno stato di tranquillità. L’American Psichiatric Association APA(1994) definisce l’ansia come “l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno” (APA, 1994).
Ma quando possiamo definire l’ansia un problema?

L’ansia diventa patologica quando la sperimentazione di questa comporta la messa in atto di una serie di comportamenti, come evitamenti, rituali di controllo, richieste di rassicurazioni e comportamenti protettivi tali da compromettere la qualità della vita della persona. In termini semplici, quando diventa fonte di sofferenza e non ci consente di svolgere attività per noi piacevoli. Infatti, la sovrastima del pericolo o la sottostima della capacità di farvi fronte e della possibilità di aiuto esterno contribuiscono ad accrescere i sintomi d’ansia che, a loro volta, diventano fonte di minaccia e timori per l’individuo che li prova.
Quando questa emozione si attiva in maniera eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni, può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni. Quando l’ansia prende il sopravvento in modo incontrollato, ricordati che il primo passo per prendersi cura di sé è parlarne con una persona esperta in materia. In uno spazio di accoglimento e ascolto di una sofferenza che può essere tradotta in parole ed essere ascoltata, compresa e modificata.
“Il cambiamento esiste e non comincia domani ma oggi, ora è il miglior modo che conosco per cominciare una vita degna di essere vissuta”.
di Silvia Masci
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