

Percorrendo la via Nomentana in direzione di Fonte Nuova, arrivati all’altezza del chilometro 17, in corrispondenza della grande rotatoria che segna l’inizio della frazione di Tor Lupara, sulla destra, a circa quattrocento metri dall’importante arteria provinciale, semi coperta da una serie di alberi di alto fusto e da una folta vegetazione poco curata, è visibile un’antica torre quadrata adiacente al tetto di un corpo abitativo.

Oltre la rotatoria inizia via di Tor Sant’Antonio e, subito a destra, c’è una strada, probabilmente privata, che va verso un grande cancello in ferro. La zona sembra essere residenziale: ci sono molte villette con piccoli giardini e un complesso con diverse abitazioni che fanno da cornice a una più grande costruzione, quest’ultima è chiusa da un alto muro di cinta. Oltre il cancello si intravede un patio con mobili da giardino ben sistemati in uno spazio verde. Qua e là grandi vasi di coccio arancione contengono piante varie. Da quel punto di osservazione è anche possibile vedere il fabbricato sovrastato dalla torre. Oltre il patio è visibile l’importante facciata del casale; le finestre incorniciate da marmo bianco fanno bella mostra di sé su una parete marrone di tufo. Alcune feritoie segnano i punti da dove i difensori scagliavano le frecce.
Siamo davanti al casale Tor Sant’Antonio, o semplicemente Tor Sant’Antonio. Salvatore Giuseppe Vicario, medico, scrittore e autore del libro: “Fonte Nuova entra nella storia”, descrive il luogo come una costruzione cintata da un muro di selce, blocchetti di tufo e mattoni. Attualmente una parte della recinzione è mancante. Al centro della tenuta la torre del XIII secolo, anch’essa in mattoni di tufo. Il casale si trova probabilmente sulla strada che anticamente collegava le zone del fosso di Tor San Giovanni e Marco Simone. Nel terreno su cui sorge la proprietà sono stati trovati reperti riferibili all’età arcaica e all’età imperiale di Roma.
La presenza del casale Tor Sant’Antonio figura per la prima volta in una bolla pontificia di Innocenzo IV nel 1244 e viene definito come castrum Poteranum, allora proprietà di San Lorenzo fuori le mura. Poi appartenne alle famiglie dei Porcari e quindi dei Saccoccia. La denominazione attuale fu decisa quando la tenuta divenne di proprietà del Monastero di Sant’Antonio nel XVII secolo. Nel corso dei tempi il casale è passato poi alla proprietà di diverse famiglie, fino agli inizi del Novecento, quando era in possesso degli eredi Sartori.
Il 15 ottobre 2001, quando Fonte Nuova, in seguito ad un referendum popolare, acquistò il ruolo di comune, qualcuno propose di chiamare il neonato centro Tor Sant’Antonio, in virtù della presenza del casale fortificato del XIII secolo, ma la città fu in seguito chiamata Fonte Nuova per i numerosi fontanili presenti in tutto il territorio.
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