
Grotta Marozza è il toponimo di una vasta zona della Sabina Romana, nei pressi di Monterotondo, Mentana, Palombara Sabina. In questo territorio sono presenti ancora resti di un antico insediamento feudale abbandonato verso la fine del XIV secolo. La storia di questa zona è tuttavia ancora più antica: si ritrovano tracce della presenza umana fin dall’epoca pre-romana. Continua a leggere questo articolo per saperne di più!
I resti del Castello di Grotta Marozza: perché è stato dimenticato?




Anche se nel Medioevo fu un centro importante, dopo l’abbandono divenne un semplice contado dei signori di Monterotondo e Mentana. Rimane dunque “nel mezzo” tra due identità diverse e per questo si ha ancora oggi un’inadeguata percezione della sua realtà storico-culturale.
Eppure, i resti dell’imponente Castello sono ancora presenti. La zona era abitata sin dall’epoca pre-romana: a testimoniarlo ci sono numerosi siti di interesse archeologico…
Ad esempio il piccolo borgo, vicino al Casale di Grotta Marozza, che nel Medioevo era un villaggio e che oggi comprende manufatti, edifici rurali e una piccola chiesa costruiti all’inizio del Novecento. Da secoli tali rovine vengono definite “Il castellaccio”, per l’immagine abbandonata e desolata che ne emerge.
La nascita e lo sviluppo dell’agricoltura



Siamo nel X secolo, quando i grandi poteri della campagna romana passarono sotto la gestione dei Monasteri o Vescovati, capaci di gestire la difesa dalle invasioni delle popolazioni, come i saraceni o i normanni, che devastarono il centro Italia.

Il Castello di Grotta Marozza in particolare nasce su un’altura caratterizzata da numerose grotte: da qui il nome di “Grotta Marozza”! Il termine “Marozza” potrebbe invece derivare da Marozia de’ Crescenzi, baronessa di Mentana.
Il periodo di costruzione del castello è ancora ignoto, ma alcuni studiosi ritengono sia il più antico castello medievale della campagna romana. Papa Innocenzo III con la bolla del 1203 lo confermava tra i beni dei monaci di San Paolo. Lo stesso accade per altri castelli vicini, come il Palazzo dei Monaci a Capena. Forse l’insediamento originario risale al 945 ed alla baronessa romana Marozia II, che vi costruì la sua rocca.
Il possedimento passò pochi anni dopo ai Capocci e poi ai Colonna fino al 1407: questo è un periodo di grande sviluppo, soprattutto grazie all’attività agricola e pastorale. Grotta Marozza divenne un centro agricolo importante. Iniziano ad essere costruiti vari casali e si costituisce un piccolo borgo.
Dell’epoca romana restano solo alcune cavità sotterranee, probabilmente cisterne. Ad alcune centinaia di metri a Sud Est del Castello si trovava una grande sorgente termale rinomata in età antica col nome di Aquee Labanae ed oggi nota come Acqua Solfa, purtroppo quasi completamente esaurita.
L’abbandono e l’esodo verso Monterotondo
L’abbandono di Grotta Marozza avvenne per due motivi principali: la famosa peste nera del 1348, di cui ci parla Giovanni Boccaccio nel suo Decameron, e le continue lotte per il possesso dei territori da parte delle casate romane. Un’altra causa però potrebbe essere l’esaurimento della sorgente d’acqua limitrofa al castello ed alla forte riduzione della portata del corso d’acqua tra il castello ed il borgo, che limitarono sia gli insediamenti umani che le attività agricole.
Così, molti abitanti si spostarono nella vicina Monterotondo e tra XV-XVIII secolo il possedimento viene venduto varie volte: prima agli Orsini, poi ai Savelli, Del Bufalo, Salviati, Barberini, Del Grillo, e altri.
L’epoca contemporanea
Nel 1823 il principe Luigi Maria Boncompagni Ludovidi acquisì Grotta Marozza da Gerardo Loffredo principe di Migliano, e così ripartirono le attività agricole. Nel 1924 la tenuta passa ad Antonio Fratini, imprenditore che diede il via a vari interventi, tra cui la costruzione di nuove strade. L’antica tenuta viene trasformata in azienda agricola che continua ad essere gestita dai figli di Antonio.
Oggi Grotta Marozza è un centro con varie funzioni agro-pastorale, residenza e svago. Da segnalare è sicuramente Tor Mancina, centro sperimentale di proprietà del Centro di ricerca per lo studio delle relazioni tra pianta e suolo, e Torre Fiora, distante circa 1 km.

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Fonte principale per questo articolo:
Grotta Marozza, una lunga
storia nella campagna romana
determinata dall’idrogeologia
– Pietro Fratini, Roberto Brancaleoni, Fabio Garbin.
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