

Nel 2021 fu presentata una proposta di legge affinchè “Bella ciao” fosse cantata dopo l’Inno di Mameli in occasione del 25 aprile. “La canzone- silegge nella proposta– non è espressione di una singola parte politica, ma tutte le forze politiche democratiche possono ugualmente riconoscersi negli ideali universali ai quali si ispira”.
Si tratta infatti di un canto di liberazione che non compare tra i canti partigiani della II Guerra Mondiale. In realtà,esso è diventato l’inno ufficiale della Resistenza solo vent’anni dopo la fine della guerra. La sua diffusione nel periodo della lotta partigiana era minima e nota solo in alcuni reparti combattenti di Reggio Emilia e del Modenese, nella leggendaria Brigata Maiella e nei gruppi partigiani delle Langhe, ma non era la canzone simbolo della Resistenza; infatti, non è presente in alcuna raccolta di canti popolari del periodo bellico.
La prima pubblicazione del testo compare nel 1953 sulla rivista La Lapa e nel 1957 sul giornale L’Unità.“Bella ciao” raggiunse in Italia una grandissima diffusione negli Anni Sessanta, dopo il Festival di Spoleto del 1964 e soprattutto durante le manifestazioni operaie e studentesche del Sessantotto.
La popolarità internazionale di questo canto si era diffusa prima, alla fine degli anni 1940 e negli anni 1950, in occasione dei numerosi “Festival mondiali della gioventù democratica” che si tennero in varie città, fra cui Praga, Berlino, Vienna dove essa fu cantata, con successo, dai delegati italiani e quindi tradotta in varie altre lingue dagli altri delegati stranieri.

È stato ed è un inno popolare per le lotte sociali in tanti paesi del mondo.
Cantavano “Bella ciao” gli indignados di Puerta del Sol a Madrid nel 2011, i manifestanti di Piazza Taksim a Istanbul nel 2013, le milizie curde a Kobane nel 2014, i greci in piazza a Syriza nel 2015 per festeggiare l’elezione di Alexis Tsipras, i cileni in Plaza Italia a Santiago nel 2019, gli iracheni nel 2020 per rivendicare la loro sovranità dalle ingerenze dell’Iran e degli Usa. In Italia durante la campagna per l’elezione del Governatore dell’Emilia-Romagna, nel 2014, la folla radunata nelle piazze dal Movimento delle Sardine intonava “Bella ciao”
Anche in Spagna questo canto è molto conosciuto, e viene intonato in varie manifestazioni di piazza da diversi decenni. La prima versione spagnola della canzone era dal cantautore Adolfo Cedràn, nel 1969, quando il suo paese era sotto la dittatura di Franco, per cui venne censurata. Oggi il successo di questa canzone è dovuto alla serie televisiva La casa di carta, ideata da Alex Pina e visibile su Netfix. In un’intervista a ”La Repubblica”, lo sceneggiatore Javier Gomez Santander ricorda “La prima volta in cui ho cantato Bella ciao è stato all’Università. Gianluca, uno studente italiano in Erasmus, aveva una chitarra e la cantavamo tutti insieme. Cantare Bella ciao era il punto più alto di tutte le feste. E da quel momento l’ho sempre usata per darmi coraggio... Mi piace il significato di questa canzone, la lotta che porta con sé. Bella ciao e La Casa di carta condividevano l’anima. Ho gridato: siamo partigiani”. Il professore, protagonista della serie, con la sua banda è infatti il simbolo della resistenza contro le banche.

In Brasile la canzone è stata trasformata in un pezzo baile funk da MC MM e DJ RD, intitolato “Só quer Vrau”, che attualmente è in cima a ogni classifica di streaming, con un video da oltre 17 milioni di views. Il significato è stato parecchio cambiato: si parla di gente che ha solo voglia di lasciarsi andare.
Anche nello sport è arrivata questa canzone. Durante il campionato mondiale di calcio del 2018 i tifosi brasiliani sulle note di “Bella Ciao” intonarono “Messi Ciao” per prendere in giro il giocatore che militava nell’Argentina. In questo paese, grazie alla serie televisiva spagnola, si era diffusa tra i tifosi una versione di questa canzone ideata dal centrocampista argentino Lucas Castro, El Pata in patria, che doveva diventare l’inno della hincha argentina durante quei mondiali. Ai campionati europei di calcio del 2021, tifosi italiani e spagnoli insieme, per le strade di Londra, intonavano “Bella ciao” durante il pre-partita del match poi vinto dagli Azzurri.
Nel 2020, nel primo periodo di chiusura per la diffusione del Covid 19, vari tedeschi dai balconi cantavano “Bella ciao” in segno di solidarietà verso gli Italiani e in Inghilterra anche i Vigili del Fuoco della Fire Brigades Union hanno voluto manifestare vicinanza e solidarietà al popolo italiano cantando il nostro inno. E dai balconi di varie parti del nostro paese risuonava questo canto liberatorio.

L’origine di “Bella ciao“pare risalire a canti popolari del Nord Italia e, secondo l’entomusicologo Roberto Leydi, deriverebbe dalla musica e dalla ripetizione della rima ciao in un canto infantile diffuso in tutto il nord “La me nòna l’è vecchierella”. Il canto delle mondine, nelle risaie del vercellese e del ferrarese, si credeva avesse dato origine a “Bella ciao”, è invece una rielaborazione successiva alla guerra partigiana, risalente agli anni Cinquanta. Potrebbe avere radici ucraine; nel 1919, infatti, Mishka Ziganoff , un fisarmonicista zingaro, nato a Odessa ed emigrato a New York, registrò “Koilen” che è una versione della canzone yddish “Dus Zekele Kollen”, una piccola borsa di cartone, la cui melodia ricorda l’inno italiano.
Non sarà casuale se “Bella ciao” attualmente è diventata uno dei simboli della resistenza ucraina contro l’invasione russa voluta da Putin. Khrystyna Solovyi, una cantante ucraina di 29 anni, ha pubblicato su YouTube il video “La rabbia ucraina”, una cover del celebre canto partigiano, riadattandolo “al contesto dell’attuale conflitto con la Russia, dedicandolo – spiega sui social – “a tutte le forze armate, ai nostri eroi e a tutti coloro che in questo momento combattono per la propria terra”.
La fortuna di “Bella ciao” consiste nel fatto che il testo lo connota esclusivamente come canto contro “l’invasore”.
Il canto più popolare tra i combattenti partigiani era, invece, “Fischia il vento”.
L’autore del testo, Felice Cascione, comandante della II Divisione d’assalto garibaldina di Imperia, morì nelle montagne della provincia di Cuneo nel 1944, in uno scontro a fuoco con i fascisti. Solo pochi giorni prima aveva composto questo canto che poi, in modo spontaneo, comiciò a diffondersi tanto da diventare un vero e proprio inno dei partigiani.
Beppe Fenoglio, nel celebre romanzo Il partigiano Johnny scrive: “Fischia il vento è una vera e propria arma contro i fascisti. Li fa impazzire, mi dicono, al solo sentirla”.
Vari erano i canti dei partigiani composti e diffusi oltre la Linea Gotica, tra cui “Là su quei monti”; “La Brigata Garibaldi” ,“La preghiera del partigiano” “Se non ci ammazza i crucchi” che Dario Fo raccolse da un amico partigiano, nel ’43 in un’osteria di Porto Val Travaglia, nei pressi di Varese.
Essendo il 25 aprile la Festa della Liberazione, credo che “Bella ciao” sia l’inno più adatto per celebrare questo giorno e, in generale, per cantare la liberazione non solo dall’invasore ma da qualunque forma di oppressione.
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