

Per non dimenticare il 25 Aprile e il suo significato, la Dirigente del liceo Scientifico Statale Peano, R. Moncado, in collaborazione con l’A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sez. Riva di Monterotondo, ha organizzato delle passeggiate storiche nella nostra città. Venerdì 29 aprile 2022 dunque la classe 3C, accompagnata dai professori Bianca Tonetto e Carlo Tuba, ha avuto l’opportunità di intraprendere un “viaggio nella storia” alla scoperta dei luoghi simbolo della Resistenza a Monterotondo. I ragazzi sono stati guidati da due esponenti dell’ANPI di Monterotondo, il dott. Enrico Angelani e il vicepresidente Franco Esposito, dal colonnello Walter Sbergamo, e dall’inviato di guerra Giorgio Moscatelli.

L’itinerario è iniziato a Piazza dello “Sbracato”, chiamata così perché a causa di un terremoto avvenuto nel 1959 è crollato un palazzo di cui ancora oggi rimangono i resti. Qui il colonnello ha iniziato il tour spiegando come la cittadina di Monterotondo sia nata: le prime notizie risalgono all’incirca al 1000 a.C., quando, a seguito dell’unione di due piccoli villaggi è nata Castrum Rotundum. Essa era inizialmente protetta da una grande cinta muraria, distrutta da Papa Alessandro VI Borgia nel 1400 e ricostruita nel 1500.

La passeggiata, molto colloquiale, è continuata fino a luoghi storici ma anche familiari; il gruppo ha sostato dinnanzi all’ edificio dove si trovava l’osteria dello zio del colonnello: qui, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, venivano prese, in modo clandestino, informazioni sul partito comunista di Roma; questo però fu anche il luogo in cui 27 soldati russi disertarono dall’esercito tedesco ed entrarono a far parte della resistenza partigiana di Monterotondo.

Scesi per via Dante fino alla circonvallazione, meravigliati dalla bellezza di fiori e glicini che adornano le case storiche, i ragazzi sono giunti dinnanzi alla lapide che ricorda il 6 giugno del 1944, nel luogo dove persero la vita 7 partigiani uccisi dai cannoni tedeschi. È stato un momento di riflessione: Moscatelli ha qui ricordato, dopo il racconto del dott. Angelani della storia dei ragazzi partigiani, la triste realtà vista da inviato di Guerra in Iraq, a Sarajevo. E quanto oggi ormai siamo “abituati” a vedere in Ucraina.
L’ultima sosta dell’itinerario si è tenuta nel giardino del cigno, vicino al palazzo comunale, dinnanzi al monumento in ricordo dei caduti della battaglia del 9 e 10 settembre del 1943, l’evento storico più cruento della Resistenza di Monterotondo. La mattina dopo l’armistizio di Cassibile, sulla cittadina di Monterotondo arrivarono decine di aerei tedeschi dai quali scesero molti paracadutisti: inizialmente i cittadini interpretarono questo fenomeno in maniera positiva, pensando fosse un segno che la guerra fosse finita, ma in breve tempo si accorsero che non era così. I soldati fascisti spararono sui civili prima ancora di toccare terra: fu così che iniziò una battaglia tra le truppe tedesche e i partigiani di Monterotondo, che avevano l’obiettivo di difendere palazzo Orsini dove si era insediato lo stato maggiore del Regio Esercito Italiano. Alla fine dello scontro, che durò un giorno e mezzo, furono accertati 125 morti, ma chissà quanti altri ce ne sono stati. Il dott. Angelani ha raccontato l’evento con i suoi occhi di bambino: ricordava come un suo coetaneo, il sig. Toparelli, era miracolosamente o casualmente sfuggito alla bomba lanciata sui locali che oggi ospitano la Casa della Pace, dove civili e militari cercarono ricovero prima dell’avanzata dei tedeschi.

È stato un incontro vivo, che ha avuto lo scopo di far intrecciare le fila della storia con quelli dei luoghi in cui i ragazzi vivono la loro quotidianità: a volte parliamo in maniera astratta di Resistenza, Guerra, morte… in realtà essa è tristemente vicina a noi, ai nostri luoghi. La conoscenza è l’unica risposta all’incertezza: la conoscenza accompagnata però dalla coscienza critica, anche per affrontare ciò che avviene ai giorni nostri, non solo per poter commemorare nella maniera più giusta tutte quelle persone che hanno perso la vita per donare al paese la libertà, ma per continuare la nostra vita nella libertà.

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