
Tra qualche giorno sfilerà tra le vie del paese la processione dell’Incontro, la festa forse più sentita e seguita da tempo immemore dai Capenati.
Anche il GAR Capena, a suo modo, vuole celebrare il rito dedicato a Maria Assunta in cielo con un articolo, redatto dalla Dr.ssa Loredana Carratoni, volontaria GAR, che si ringrazia, attraverso il quale si potranno scoprire le radici storiche di questo evento così coinvolgente, allora come oggi.
ALLA RICERCA DELLE RADICI STORICHE DELLA
PROCESSIONE DELL’INCONTRO
Dopo due anni di stop forzato a causa della pandemia, quest’anno a Capena, la sera del 14 agosto, si terrà nuovamente la tradizionale processione dell’Incontro, un rito fortemente sentito dalla popolazione e dalle origini certamente molto antiche. Proviamo a ricostruirne almeno in parte la storia.
Tra le feste dedicate a Maria, quella dell’Assunzione in cielo è una delle più importanti e, sebbene il dogma fu proclamato da Pio XII soltanto nel 1950, la sua origine è antichissima. Sembrerebbe che questa festa sia stata introdotta a Roma dall’Oriente, dove era celebrata col nome di Dormizione, mentre l’uso di una processione è attestato sin dai tempi di papa Sergio I (687-701). Come si legge nel Liber Pontificalis, egli ordinò infatti che, in occasione delle principali feste mariane (Natività, Annunciazione, Purificazione e Assunzione), si tenesse una letania dalla chiesa di S. Adriano al Foro a quella di Santa Maria Maggiore. Più precisamente, lo svolgersi di una processione proprio durante la notte tra il 14 e il 15 di agosto è documentato a Roma sin dal pontificato di Leone IV (847-855). Durante tale rito, che nel tempo divenne sempre più importante a Roma, l’immagine del SS. Salvatore Acheropita (cioè non dipinta da mano umana), custodita nel Sancta Sanctorum al Laterano, era trasportata prima nella chiesa di S. Adriano al Foro, antica sede del Senato Romano, e poi verso Santa Maria Maggiore. Qui avveniva il momento principale della processione, cioè l’incontro dell’Acheropita con l’icona mariana della Salus Populi Romani.
Ed è proprio al culto dell’Acheropita, che veniva considerato come un protettore della città di Roma, che si deve la diffusione di dipinti raffiguranti il SS. Salvatore nei territori circostanti la città e nel Lazio in genere (si vedano ad esempio quello di Sutri o di Tivoli), come pure quella della processione della notte di ferragosto. Processione che, mentre a Roma con la Controriforma venne sospesa da Pio V nel 1566, anche in seguito ad alcuni episodi di disordine pubblico, in alcuni di questi territori invece ancora sopravvive tutt’oggi.

E’ dunque in questo contesto che potrebbe forse collocarsi la presenza a Leprignano (dal 1933 denominato Capena) dell’immagine del SS. Salvatore, rappresentato in trono e benedicente nel Trittico di Antonio da Viterbo (1451 o 1452), nonché l’antica tradizione della processione dell’Incontro, di cui è coprotagonista proprio questa sacra immagine; un rito che tuttavia presenta delle peculiarità uniche rispetto alle processioni ferragostane laziali, tra cui ad esempio quelle dell’Inchinata di Tivoli o di Subiaco.

A Capena, infatti, tale rito è caratterizzato da una spettacolare quanto concitata corsa, attraverso cui vengono fatte incontrare le immagini di Cristo (anche detto “San Salvatore”) e della Madonna, trasportate all’interno di macchine processionali in legno dorato, costruite da Giacomo Clementi nella prima metà dell’Ottocento. Attualmente entrambe le immagini utilizzate durante la processione sono delle copie: la prima raffigura il SS. Salvatore del Trittico di Antonio da Viterbo, che per motivi conservativi non è più trasportato in processione dal 1936; la seconda, realizzata da Romolo Carmelini, è la copia del dipinto della Vergine Avvocata, un’opera databile tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500, portata in processione fino alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, quando purtroppo venne trafugata dalla chiesa della Madonna delle Grazie.
Il rito ha inizio già la sera del 13 agosto quando, dopo il termine della novena, il SS. Salvatore viene trasportato dagli Incollatori nell’androne del Palazzo dei Monaci, dove è vegliato tutta la notte e per tutto il giorno successivo dai fedeli. La sera del 14 agosto, quindi, due cortei partono dai due estremi del paese, rispettivamente quello del SS. Salvatore dal Palazzo dei Monaci e quello della Madonna delle Grazie dalla chiesa omonima, e si incontrano in Via IV Novembre all’altezza della chiesa di Sant’Antonio Abate dopo una emozionante corsa, che culmina con l’incontro delle due macchine processionali e l’abbraccio degli Incollatori. La processione probabilmente vuole rappresentare l’incontro tra la Madre e il Figlio dopo l’Assunzione di Maria, anche se la tradizione popolare spesso fa riferimento alla Madonna che ritrova il Figlio smarrito dopo tre giorni.
Volendo provare a ricercare la radici storiche di questa processione, seppure le connessioni con quella effettuata a Roma fino al ‘500 siano abbastanza evidenti, come pure è notato da Schuster nel suo Liber Sacramentorum, al momento non ci sono però certezze circa le sue origini. Schuster, facendo riferimento al rito di Leprignano, scrive che “si osserva da lunghi secoli”, ma tuttavia non è stato finora possibile stabilire una data precisa. Come riportato da S. Speranza, la prima fonte scritta che lo menziona sono le “Capitolazioni per la Venerabile Confraternita del Santissimo Crocifisso della Terra di Leprignano dedicate da i fratelli della medesima Confraternita all’Illustrissimo e Reverendissimo P: D: Gregorio Fioravanti Abate del Monastero di San Paolo di Roma e delle Terre di Nazzano Civitella e Leprignano Ordinario e Padrone”, databili alla metà del XVIII secolo, da cui apprendiamo che la macchina della Madonna era portata dalla Confraternita di Sant’Antonio, mentre quella del SS. Salvatore dalla Confraternita del SS. Sacramento, entrambe oggi sostituite dai Fratelli Incollatori. Dal medesimo documento sappiamo che al momento dell’incontro tutti i membri che rivestivano delle cariche all’interno di una confraternita dovevano abbracciare e baciare i pari grado dell’altra confraternita, e che anche il parroco doveva fare lo stesso con il cappellano di Sant’Antonio; inoltre, dopo l’incontro i portatori delle confraternite si scambiavano le macchine.

Sempre Speranza rileva come al contrario in una relazione del 1660, riguardante un’ispezione del Vescovo Marco Antonio Tomato, non si faccia alcun riferimento alla processione dell’Incontro della sera del 14 agosto, bensì unicamente ad una processione del 15 agosto, che sembra vedesse protagonista soltanto un’immagine della Vergine Maria, lasciando supporre dunque che l’inizio di questa consuetudine possa collocarsi posteriormente a questa data.
La ricostruzione storica delle vicende connesse con le origini della processione dell’Incontro appare quindi molto complicata, specie per la carenza di fonti documentarie. Recentemente, tuttavia, sono state avanzate delle interessanti ipotesi a questo proposito, che prendono forma a partire da una analogia piuttosto evidente tra la processione di Capena ed alcune processioni pasquali tipiche del Sud Italia, che rievocano appunto l’incontro della Madonna con Cristo risorto e che presentano la particolare caratteristica della corsa. L’autore di questo studio, menzionando la presenza a Leprignano di due sacerdoti di origine siciliana nella seconda metà del ‘600, avanza così l’ipotesi che la tradizionale processione dell’Incontro possa essere stata introdotta proprio in questo periodo, forse ispirata da queste personalità, sicuramente molto influenti a quel tempo, e che questo rito potesse quindi aver sostituito la processione menzionata nella relazione del 1660, che si svolgeva il 15 di agosto.
Loredana Carratoni
Bibliografia
Duchesne, L., Le Liber Pontificalis. Texte, introduction et commentaire, vol. I, Paris, 1886, p. 376.
Parlato, E., La storia «postuma» della processione dell’acheropita e gli affreschi seicenteschi della confraternita del Salvatore ad Sancta Sanctorum, in Roma Moderna e Contemporanea, XV, 2007, 1-3, pp. 327-355.
PIUS PP. XII, Const. apost. Munificentissimus Deus qua fidei dogma definitur Deiparam Virginem Mariam corpore et anima fuisse ad caelestem gloriam assumptam, 1 novembris 1950: AAS 42(1950), pp. 753-771.
Russo, L., La decorazione di S. Michele Arcangelo ed il trittico di Antonio da Viterbo, in AA.VV., Capena e il suo territorio, Edizioni Dedalo, 1995, pp. 185-195.
Russo, L., Copie, originali e quadri ospitati in Santa Maria delle Grazie, in AA.VV., Capena e il suo territorio, Edizioni Dedalo, 1995, pp. 217-224.
Schuster, A. I., Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano, Vol. VIII. I Santi nel Mistero della Redenzione. (Le feste dei santi dall’ottava dei principi degli apostoli alla dedicazione di S. Michele), Torino – Roma, Marietti, 1932, pp. 180-181.
Speranza, S., Spigolature capenati, Roma, 2003.
https://olivecrona.wordpress.com/2018/08/13/capena-riflessione-sulle-origini-e-sul-significato-della-processione-dellincontro/, consultato il 07/08/2022.
https://olivecrona.wordpress.com/2020/05/01/capena-una-pista-siciliana-per-le-origini-della-processione-dellincontro/, consultato il 07/08/2022.
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