
Di Elena Quaranta
Soffermo la mia attenzione sul termine “esperienza” termine introdotto nell’ambito della filosofia antica per indicare la componente sensibile dell’atto conoscitivo. In psicologia ha assunto due significati: il primo relativo all’organizzazione scientifica dell’osservazione il secondo relativo all’intuizione diretta dei contenuti emozionali.
Dithey chiama esperienza Erfahrung che letteralmente significa “ percorrere” le modalità di cui di volta in volta il fenomeno si presenta. In questo ordine di esperienza rientrano: la conoscenza, la percezione, la memoria, il pensiero e l’apprendimento verificabili sul piano oggettivo. Per Erlebnis l’esperienza riveste l’aspetto affettivo del fenomeno psichico e il senso che questo assume per il soggetto; come tale si tratta di un’esperienza qualitativa irripetibile, processuale o dinamica leggibile più in termini di finalità che di casualità. All’esperienza come vissuto si rifanno la psicologia descrittiva, la psicologia dinamica, la psicologia del profondo e la fenomenologia.
Secondo Assagioli, l’uomo è un essere incompleto teso alla ricerca della propria realizzazione lungo un cammino esistenziale di continua maturazione. Alla base del suo percorso di ricerca pone l’esperienza: l’esperienza della volontà.
Il filosofo indiano J. Krishnamurti (1895-1986) parla dell’esperienza con termini molto “cauti” nel testo “Questa luce in se stessi”, poiché, secondo il suo pensiero, “un’esperienza implica un processo di riconoscimento. Il riconoscimento riguarda qualcosa che è già accaduto in precedenza, quindi l’esperienza non è mai nuova. Ciò significa che deve esserci un centro, un pensatore, un osservatore che trattiene ciò che è finito”. Asserisce in fine che “ non si può fare esperienza della verità”.
Continuando su una linea di pensiero orientale, nel libro di H. Hesse “ Siddartha”, l’autore racconta attraverso la figura del protagonista, l’idea di un uomo che è in cerca di certezze tra le tante incertezze della vita, attraversando tutte le esperienze possibili: la sensualità, il misticismo, la meditazione filosofica ricercando il tutto nel particolare, forte della convinzione che nessuna acquisizione è definitiva. Questo risulta estremamente affascinante poiché tramite l’esperienza di Siddartha il lettore può permettersi un’analisi attenta e scrupolosa del proprio io e dello sforzo che ognuno deve compiere per arrivare alla conoscenza completa di se stesso e quindi giungere ad uno stato di equilibrio.
Faccio un passo indietro nella storia, in particolare al periodo dei greci e dei latini; in quel periodo questo “percorso” viene affrontato dai sofisti secondo i quali l’uomo e l’esperienza umana sono alla base di ogni conoscenza. Grazie ai sofisti e ai retori si realizzò in modo compiuto l’ideale di καλοκαγατια cioè di perfezione nella letteratura latina e greca. Il fine ultimo era il raggiungimento della perfezione.
I sofisti anch’essi arrivano alla comprensione che la perfezione non è un concetto astratto impossibile ma che può essere concretamente realizzato attraverso l’esperienza, incentrata per loro nell’uso insostituibile della parola, nella capacità di discutere nel modo migliore riguardo qualsiasi argomento.
Elena Quaranta
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