
La comunità di Tivoli è stata scossa e divisa dall’arresto di Mirko Campoli, un ex professore di religione accusato di aver molestato sessualmente quattro adolescenti. Le accuse riguardano i primi tre casi avvenuti durante gite organizzate principalmente per iniziative religiose, mentre l’ultimo episodio si è verificato in una casa famiglia a Roma, dove Campoli lavorava come educatore e che ospitava ragazzi vittime di abusi e maltrattamenti. Le opinioni sulla vicenda sono contrastanti: c’è chi lo considera un orco e chi invece lo vede come un benefattore, un uomo dal cuore generoso che non avrebbe meritato né l’arresto né tanto meno la pubblica gogna.
Nei documenti giudiziari, le vittime si riferiscono a lui semplicemente come “zio”, un termine che rappresentava il legame di confidenza che Campoli instaurava con i minorenni. Era un “zio” che, all’occorrenza, li sommergeva di regali, che andavano dagli iPhone ai biglietti per lo stadio.
È stato un ragazzo diciottenne a denunciare per primo il caso, raccontando di aver subito per anni delle attenzioni inappropriate da parte di Campoli. Nonostante la vergogna enorme e la difficoltà nel rivelare certi dettagli, il giovane ha deciso di parlare per evitare che altri bambini vivano ciò che lui ha patito. È proprio attraverso il suo coraggioso racconto che gli investigatori del commissariato di Tivoli hanno scoperto gli altri tre casi: “L’uomo costruiva un rapporto di empatia con i minorenni, guadagnandosi la fiducia delle famiglie che frequentava come se fosse un amico intimo, dimostrando di essere generoso e premuroso.” – afferma il gip Chiara Miraglia nell’ordinanza di custodia cautelare.

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