
A poco più di due anni dalla tragica morte di Maddalena Urbani, la procura generale di Roma ha formulato una richiesta di condanna per omicidio volontario con dolo eventuale nei confronti della giovane ragazza che, il 26 marzo, si trovava con lei nella casa del pusher responsabile della vendita della dose fatale che ha portato alla morte della ventunenne figlia del celebre virologo Carlo, il primo scienziato a isolare il virus della Sars.
La vita di Maddalena si è spenta il 27 marzo del 2021 nell’appartamento di Via Cassia, dove risiedeva A.R., un uomo di 64 anni di origini siriane che, nell’ottobre del 2022, è stato condannato a 14 anni di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo gli accertamenti, la giovane è stata vittima di una letale combinazione di droga e farmaci, venduti proprio dal suddetto individuo. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la ragazza, giunta a Roma da Perugia, si era recata, insieme a un’amica, presso l’abitazione del 64enne al fine di acquistare droga. Dopo aver assunto la sostanza, la sera del 26 marzo, la sua condizione di salute si è improvvisamente deteriorata.
Né l’amica né il pusher, tuttavia, hanno immediatamente contattato il servizio di emergenza medica o avvisato personale sanitario, preferendo attendere e richiamare alcuni conoscenti solo quando la situazione è diventata preoccupante. Secondo gli inquirenti, questa attesa ha portato alla tragica morte della giovane, un esito che sarebbe stato evitabile se i soccorsi fossero stati contattati tempestivamente. In seguito alla sentenza emessa nei confronti del pusher, che ha riconosciuto la sua responsabilità nell’accaduto, il procuratore generale ha ora richiesto di confermare la condanna a 14 anni di reclusione per il 64enne e di condannare anche l’amica di Maddalena Urbani alla stessa pena, sulla base delle medesime accuse.
Nel primo grado del processo, la ragazza era stata invece imputata per omissione di soccorso ed era stata condannata a due anni di carcere. “In questa vicenda sono emersi alcuni fatti incontrovertibili,” ha dichiarato il rappresentante dell’accusa, “se i soccorsi fossero stati allertati, Maddalena avrebbe potuto essere salvata. Una chiamata tempestiva al numero di emergenza medica sarebbe stata sufficiente, ma invece nessuno ha intrapreso alcuna azione per salvarla. Quando, dopo ore, si è finalmente deciso di chiamare i soccorsi, purtroppo, era ormai troppo tardi.” La sentenza è attesa per l’11 luglio.

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