Siamo a Marco Simone, frazione del comune di Guidonia Montecelio, in provincia di Roma.
Esiste qui un luogo di culto sotterraneo che ha fatto immaginare tante cose: di cosa si tratta? di una chiesa? un mitreo?
Continua a leggere questo articolo per scoprirlo!
Oggi ti porto a Marco Simone, frazione di Guidonia Montecelio (RM). Abbiamo parlato molto della zona di Guidonia, in particolare della sua storia e di alcuni motivi per cui dovresti visitarla.
Marco Simone ospita invece un Castello medievale, una Villa rustica del II-I secolo (termale e mausoleo) oltre che un interessante ipogeo, cioè uno spazio sotterraneo con pitture antiche. Oggi parlerò proprio di quest’ultimo, che in particolare si trova nel Parco dell’Inviolata e quindi a Marco Simone Vecchio.
La scoperta




L’ipogeo di Marco Simone Vecchio era sicuramente noto almeno dal 1930 circa. Lo sappiamo perché negli stessi anni subisce pesanti trasformazioni, finalizzate al riuso del luogo come cantina. Tuttavia, in occasione della recente riscoperta viene messa in risalto soprattutto l’importanza della decorazione pittorica. Questo luogo infatti ospita degli affreschi gravemente danneggiati nel 1978, oggi infatti in cattivo stato di conservazione, ma fortunatamente noti grazie a fotografie (esiste una relazione con corredo di foto, a firma di Carlo Bertelli, edita in Quilici, Quilici Gigli 1993).
Perché si è pensato ad un mitreo?
Almeno dal 2014 si è diffusa la notizia che questo spazio sotterraneo fosse un mitreo, ovvero destinato al culto del dio Mitra nella diffuso nel mondo ellenistico-romano. Questo perché si trova sotto la chiesa rupestre di Marco Simone (San Nicola).
Notizie come questa: Inviolata: un mitreo sotto la chiesa di San Nicola a Marco Simone…
Dovute in realtà alla scarsa conoscenza del sito.
L’ipotesi del mitreo è stata quindi ufficialmente scartata:
“I lavori effettuati hanno definitivamente fugato l’insistente quanto fantasiosa ipotesi che il vano dell’Oratorio sia stato anticamente un mitreo, cui seguì una fase paleocristiana. Tale interpretazione, sostenuta con l’avallo di autorità accademiche e divulgata anche a mezzo stampa e sui social sin dal 2014, ma avanzata già negli anni Settanta è un exemplum degli errori cui l’insufficiente o inadeguato esame di un monumento può condurre. Ci limitiamo ad osservare come aspetti reali – quali il carattere sotterraneo, il culto cristiano, il soffitto ornato con le stelle – siano stati coniugati con altri totalmente inventati: i moderni bancali per le botti interpretati come letti per i conviti degli adepti del culto di Mitra, il prolungamento ad uso cantina ritenuto parte dello spelaeum mitraico con l’ara o la statua del dio illuminati dal pozzo-lucernario” (Zaccaria Mari).
Si tratta dunque, con molta probabilità, di un oratorio o di una chiesetta rupestre. Si accede da una porta con stipiti, un’architrave in mattoni e una soglia di travertino (di reimpiego).
Questa è stata realizzata molto probabilmente negli anni Trenta riadattando l’originario vestibolo a pianta rettangolare che dava accesso al sotterraneo.
Gli affreschi: cosa rappresentano?
Il ciclo pittorico è databile al XIII secolo, tranne la croce greca, attribuita all’XI, sotto la quale affiorano tracce di una decorazione più antica risalente all’Alto Medioevo.
Sappiamo che alcuni affreschi:
Strappati vandalicamente nel 1978, ma recuperati anni or sono dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri ed esposti alla mostra “L’Arma per l’Arte e la Legalità” (Roma, Palazzo Barberini, 2016), raffigurano uno il busto di Cristo pantocratore benedicente, con nimbo crociato e libro nella mano sinistra, e l’altro l’Agnus Dei. (www.notizialocale.it).

Partiamo dal soffitto: qui è ancora riconoscibile una croce greca gemmata, che era compresa fra due clipei ed elementi vegetali.
Le pitture più interessanti e di maggior pregio giunte fino a noi, sono i due clipei bordati di fasce multicolori che, insieme a un terzo solo in parte conservato, ornavano la volta della navata centrale.
Nella parte alta delle parteti restano soltanto lacerti di teste con aureola. Forse si tratta di un angelo a sinistra e un Cristo insieme ad altre due figure (Bertelli).
Nella parete laterale destra invece, nella penultima nicchia, avevamo (ora visibile solo nelle fotografie) una Crocifissione. Nell’ultima nicchia due figure con aureola: ne rimane solo traccia di una.
La parete laterale sinistra, entro un riquadro rosso, vediamo una figura inginocchiata con aureola, oggi appena visibile. Forse, a detta del Bertelli, si tratta di una flagellazione di Cristo.
Lungo la parete si riconoscono bene solo due nicchie. In quella più conservata erano due figure affrontate con nimbo, nell’altra almeno una figura e tra le due nicchie un’altra figura.
Per concludere, sulla parete a destra dell’ingresso si trovano tre figure di santi in piedi, racchiusi entro un riquadro rosso ornato da un meandro bianco. Sulla sinistra è S. Nicola con il pastorale e la mitra (ormai è illeggibile la scritta che lo identificava); al centro altro santo nimbato, a destra uno barbato. Sopra la cornice superiore il Bertelli lesse anche la scritta S. Sebastianus.
La volta, concepita come “volta celeste”, conserva ancora buona parte della stesura di intonaco con numerose stelle di colore rosso a otto punte e qualche stella più piccola di colore blu.

L’intervento di urgenza
Nel febbraio-marzo 2020 la Soprintendenza è intervenuta con lavori di somma urgenza per mettere in sicurezza l’Oratorio, o Chiesa, rupestre di Marco Simone Vecchio, sottoposto a vincolo monumentale.
Grazie all’attenzione di Margherita Eichberg, la Soprintendente per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio dell’Area metropolitana di Roma e di Viterbo, per il recupero di misconosciuti e abbandonati (ma importanti) monumenti, il cantiere della Sovrintendenza è stato aperto un paio di mesi fa. Lavori di urgenza, sono stati necessari per mettere in sicurezza l’«Oratorio rupestre di Marco Simone Vecchio».
Conoscevi già Marco Simone e il Parco dell’Inviolata? Cosa ne pensi di questa scoperta?
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