Addio a Carlo Vigevani

Domenica 26 novembre ci ha lasciato Carlo Vigevani. Era un artista della borgata di san Basilio, a Roma. Faceva parte del gruppo dei Presenteisti. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo in occasione della mostra tenuta presso la Biblioteca Aldo Fabrizi, a san Basilio, dal titolo “Suggestioni e riflessioni da una Raccolta”, dal 3 maggio al primo giugno 2017. Si trattava di opere provenienti dalla mia Collezione, fino ad allora accolta presso il museo Rodolfo Lanciani di Montecelio e da lì dismesse, in attesa di essere trasferite presso il Polo museale Juana Romani di Velletri, dove sono state accolte in mostra permanente. Insieme ad una ventina di artisti della mia collezione, esponevano i Presenteisti Alessandro Piccinini, Ugo Bongarzoni e Carlo Vigevani (quest’ultimo successivamente mi ha supportato nella fase di trasferimento della Collezione a Velletri).

Carlo Vigevani, Connubio, olio su tela, cm 40×50 1975

Successivamente, con il gruppo dei Presenteisti, ho curato criticamente le mostre, organizzate da Carlo Vigevani in primis e con il supporto di Unrra Casas: “Villaggio Unrra Casas Sessantesimo anniversario”, presso San Pietro in vincoli- Facoltà di ingegneria de L’Università La Sapienza (2017); “Sedici artisti per quattro stagioni. Quattro stagioni per sedici artisti. Arcimboldo e Vivaldi”, mostra itinerante a Roma nelle Biblioteche Aldo Fabrizi e Biblioteca Giovenale (2018), proseguita poi nel 2019 presso la Biblioteca Vaccheria Nardi e la Biblioteca Collina della Pace; nel 2018 mostra “Un tetto d’arte per Villanova di Accumuli”, presso l’Arci Malafronte di Roma; infine Vigevani ha partecipato alla mostra itinerante (a Velletri, Tivoli, Montecelio, Vicovaro) “Cosmi ex libris” da me curata e ideata, con l’Associazione “La cera di Dedalo”.

Centro Culturale Aldo Fabrizi

Carlo Vigevani ha svolto un ruolo fondamentale nell’ organizzazione di eventi, del volontariato, del recupero del quartiere di san Basilio, mediante l’attivismo nell’associazione UNRRA CASAS (un’organizzazione internazionale con sede a Washington, istituita il 9 novembre del 1943 per assistere economicamente e civilmente i Paesi usciti gravemente danneggiati dalla seconda guerra mondiale) e presso l’ARCI di Roma (Associazione Ricreativa Culturale Italiana). É stato un uomo buono, generoso, dai valori profondi nell’ambito del sociale; ma io voglio ricordarlo soprattutto in veste di artista, a cominciare dalla sua adesione al movimento del Presenteismo, un Movimento fondato da Alessandro Piccinini agli inizi degli anni Ottanta del Novecento e che ha coinvolto particolarmente Vigevani negli ultimi anni della sua vita. Il tema fondamentale del Presenteismo è incentrato sul presente, ovvero l’artista si fa mediatore del senso del suo tempo, in quanto figlio ed interprete del suo tempo: questo, attraverso la mediazione dell’opera d’arte, intesa come strumento privilegiato di riflessione. Gli elementi di identificazione di Vigevani al Presenteismo sono stati da me analizzati nell’intervista apparsa sul numero 2 del 2021 de l’Albatros, a cui rimando. Il voler rivendicare, da parte della produzione artistica contemporanea, il rifiuto della ricerca, necessariamente, della bellezza in sé, con funzione consolatoria e di rifugio, per proporre percorsi di ricerca nell’ambito del pensare e ripensare la vita, la memoria, la riflessione, la stasi, di contro ai modelli, falsi e devianti, imposti dalla società odierna, mediante gli strumenti dell’ironia, del ludico, dell’onirico, della provocazione, persino aggressiva: questa in sintesi la filosofia d’arte di Vigevani.

Carlo Vigevani

È quanto avviene nell’opera accolta nella mia Collezione di arte contemporanea presso il Museo Magni-Mirisola di Velletri, “Connubio”, risalente al 1975, in cui un turbinìo onirico, surreale e apocalittico, si carica di valenze primordiali e mitologiche, in cui il limite tra la ferinità e l’umanità vengono declinate con un approccio ironico e critico.  Ed è questo, a mio avviso, il link tra l’attività artistica e quella politica e sociale di Vigevani. Quest’uomo schivo, che rifuggiva i premi e i riconoscimenti, sempre a latere rispetto alle manifestazioni collettive, che lui stesso organizzava, ora andrà studiato e riscoperto, riconosciuto come merita, da una critica che lo ha ingiustamente ignorato in vita.

Articolo di Lucrezia Rubini

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