IlTerritorio.net

Il Conventino di Mentana: storia mai scritta e ricordi di chi lo ha vissuto

Ogni luogo custodisce una storia, ma alcuni sanno raccontarne molte di più.

Il Conventino di Mentana, oggi restaurato e trasformato in una raffinata location per matrimoni ed eventi, ha attraversato secoli di trasformazioni, misteri e memorie.

Nonostante i documenti storici siano frammentari, la vera ricchezza risiede nelle fonti orali: le “voci di paese”, come amo chiamarle, che ci restituiscono emozioni e dettagli di vita vissuta.

In questo articolo ho raccolto la testimonianza preziosa di Gina Tortella, nata proprio dentro il Conventino nel 1944, che con i suoi ricordi ci permette di rivivere un’epoca ormai lontana ma ancora viva nella memoria collettiva.

Le incertezze sulla proprietà del Conventino

All’inizio del Novecento il Conventino, di proprietà della famiglia Borghese, passò a nuovi proprietari in circostanze poco chiare.
Nel 1908 il sindaco di Mentana, Evaristo Morlacchetti, scrisse alla principessa Anna De Ferrari per chiedere conferma sulla titolarità del convento, ma non ricevette mai risposta.
Nel frattempo, un cittadino, Ernesto Gualdi, avviò la demolizione della chiesa senza alcun titolo evidente.

Fu davvero lui il legittimo proprietario? I documenti non ci danno risposte certe, ma le memorie popolari aiutano a ricostruire almeno in parte la verità.

La voce di Gina Tortella: “Io sono nata lì”

La storia del Conventino non è fatta solo di atti notarili e carte d’archivio. È fatta soprattutto di vita quotidiana.

Gina Tortella, classe 1944, mi racconta con emozione: “Io sono proprio nata lì, e anche papà! Eravamo tante famiglie. I miei nonni, Donato Tortella e Cornelia Irti, abitavano al Conventino già dai primi del Novecento. Mi dissero addirittura che anche nonno Donato ci era nato… ma chi lo sa se è vero!”.

Il Conventino non era solo un rudere: era casa. Una grande struttura seicentesca, fatiscente ma viva, che accoglieva tra le sue mura famiglie, bambini, momenti di gioia e di paura.

Vita quotidiana tra povertà e creatività

Negli anni ’40 e ’50 al Conventino abitavano circa 10-12 famiglie di Mentana.

Gina ricorda: “Abitavamo tutti in appartamenti piccoli, una camera e cucina. Di affitto pagavamo 15mila lire l’anno perché c’erano anche i miei nonni. Mio padre aveva ricavato una camera usando canne di bambù, acqua, farina e vecchi giornali: costruì dei tramezzi improvvisati. Era la camera dei nonni, io dormivo lì con loro, mi sentivo protetta”.

Nonostante le difficoltà, i bambini riempivano il cortile di risate e giochi. Un microcosmo di solidarietà e comunità, che oggi appare lontano ma resta scolpito nella memoria.

La guerra e la convivenza con i soldati tedeschi

Uno dei ricordi più intensi riguarda la Seconda guerra mondiale.

Gina racconta: “Quando sono nata la guerra stava per finire. Nella parte dietro del Conventino si erano accampati alcuni militari tedeschi. Noi avevamo paura, ma mia nonna Cornelia era coraggiosa. Mandava mio padre, che aveva nemmeno 20 anni, a portare la minestra ai soldati. Diceva che anche loro erano figli lontani dalle madri e dalla patria”.

Un gesto di umanità in tempi difficili, che ci ricorda come la solidarietà possa esistere anche nei momenti più bui della storia.

Il Conventino come set cinematografico

Il Conventino non fu solo casa e rifugio. Negli anni Cinquanta divenne persino set cinematografico.

Ricordo bene – dice Gina – che girarono un film, mi pare si chiamasse Amore proibito. Io ero piccola, ma mi colpì quella scena nella grande sala col camino. Mio nonno Donato fece la comparsa: era seduto a un tavolo piccolo e quadrato, c’era tanta gente intorno. Non scorderò mai quell’emozione!”.

Un frammento che aggiunge fascino a un luogo già ricco di storie.

Leggende e misteri: la sposa fantasma

Il Conventino era anche luogo di paure infantili e leggende popolari.

Gina mi confida: “Della chiesa del convento avevo sempre timore. Era un rudere senza porta né tetto. Ci dicevano che sotto c’erano fosse profonde e scheletri dei frati. E poi… il vicino Randolfo raccontava di aver visto a mezzanotte il fantasma di una sposa vestita di bianco che ballava davanti alla porta!”.

Oggi sappiamo che quella “sposa in bianco” è tornata davvero: non più fantasma, ma come protagonista dei tanti matrimoni celebrati al Conventino restaurato.

Dall’abbandono alla rinascita

Nel 1955 Gina e la sua famiglia lasciarono il Conventino. Negli anni Sessanta anche le altre famiglie si trasferirono altrove.
Nel 1968 l’edificio fu riscoperto grazie agli spettacoli della Prima Estate Nomentana, e nel tempo venne recuperato e valorizzato.

Oggi il Conventino è un luogo di cultura e celebrazione, dove la memoria del passato si intreccia con la bellezza del presente.

Il valore delle fonti orali

La storia del Conventino di Mentana ci insegna che i documenti non bastano a raccontare la verità. Le fonti orali – come la voce di Gina Tortella – ci restituiscono emozioni, dettagli e frammenti di vita che nessun archivio può custodire.

E forse, in fondo, è proprio questo il potere dei luoghi: non smettere mai di raccontare.

Fonte: 

Sara Petrino,Il Potere delle fonti orali. Storia mai scritta del Conventino di Mentana, I Quaderni di Arcipelago, 2020

Exit mobile version