La Prof.ssa Alessandra Ferretti insegna alla Scuola Paritaria Dino Buzzati. Cresciuta a Tor Lupara, frazione di Fonte Nuova, ha lasciato il nido del territorio a soli quattordici anni per andare a studiare al Liceo Artistico di Via Ripetta, e successivamente laureandosi all’Accademia delle Belle Arti indirizzo Decorazione. Nasce come ritrattista, ma affonda le sue mani anche nella scultura e nell’incisione. Collabora come illustratrice di fiabe in chiave story telling.
Le ho fatto alcune domande per comprendere bene quale metodo d’insegnamento utilizza con gli studenti.

Spesso per la materia di educazione artistica, alcuni genitori pensano esclusivamente alla parte pratica. Le chiedo, quanto è importante conoscere la storia dell’arte?
La storia dell’arte apre il pensiero, perché grazie alle testimonianze archeologiche possiamo scoprire le attività del passato, acquisendo dei veri e propri documenti storici. Se non si impara da dove si viene, non si conosce dove si sta andando. E questo è alla base dell’architettura, dell’arte, della musica e di tutto l’ambiente culturale moderno. Anche dal punto di vista manuale le tecniche si sono evolute, il disegno apre le sinapsi, ma la storia dell’arte aiuta ad approfondire le idee.
La storia dell’arte in connubio con la materia di storia, dove possono portare gli studenti?
La storia dell’arte porta gli studenti a capire la morale di base, guida in un percorso formativo dell’individuo, coinvolge emotivamente. L’arte ci aiuta ad andare oltre le nozioni perché esprime e genera sentimento.
Per la parte operativa di disegno e pittura. Nella Scuola Dino Buzzati di Fonte Nuova, i ragazzi sperimentano un vero e proprio laboratorio di arte, una sorta di officina. Secondo lei quanto è importante la tecnica e quanto può attribuire a un talento?
Ci sono ragazzi che hanno un talento innato e altri che lo acquisiscono. Esiste la tecnica standard e quella che va piegata in base alla manualità della persona. L’applicazione e la tecnica sono un ausilio, uno strumento per acquisire più sicurezza nella manualità, nell’espressione, che poi servono a raggiungere il proprio obiettivo artistico e non solo quello dell’insegnante.

Se degli studenti non sanno proprio disegnare, come si approccia a loro?
Paradossalmente è più facile rispetto a chi già manifesta un talento. Perché i ragazzi che si approcciano per la prima volta al disegno, che magari non manifestano una grande passione, si affidano molto di più alle spiegazioni, ai consigli, alla tecnica, rispetto ai ragazzi più dotati che, se non riescono ad ottenere quello che secondo i loro canoni è la perfezione. Delle volte hanno reazioni anche esagerate. Quindi ci vuole più lavoro per portarli ad accettare i consigli.
Quanto è importante l’ascolto tra professori e ragazzi?
In verità è quasi più importante della didattica. Da quest’anno svolgo l’ora alternativa, che è rivolta all’ascolto e sono riuscita, attraverso l’arte, la letteratura, a creare delle meravigliose connessioni tra noi, che mi hanno fatto scoprire nuovi punti di vista. Usando questi mezzi come veicolo, sono stati elaborati sentimenti che hanno permesso di interagire con la loro vita quotidiana. L’ascolto è sempre alla base di una buona comunicazione.

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