
Negli ultimi anni la solitudine è diventata un tema pubblico: non è più solo un sentimento privato, ma una condizione diffusa, che attraversa età, città, classi sociali. La domanda allora sorge spontanea: è davvero solo un effetto del nostro tempo frenetico, o viviamo in una società costruita per tenerci lontani gli uni dagli altri?
L’idea può sembrare estrema, e la domanda esagerata, ma alcuni indizi fanno riflettere: basta osservare come viviamo. Una persona sola consuma di più: paga affitto e bollette da sola, compra prodotti monouso, ordina pasti a domicilio, usa servizi su misura. È un consumatore ideale!
Le grandi piattaforme digitali, dal delivery allo streaming, si basano proprio su un modello di fruizione solitaria e personalizzata.
La socialità, al contrario, complica, riduce i consumi: condividere una casa, cucinare insieme, fare attività in gruppo significa spendere meno, usare meno risorse, creare legami. Tutto questo contrasta con un’economia che punta sull’aumento costante dei bisogni individuali.
Poi c’e la tecnologia, che pur con i suoi enormi vantaggi, ci tiene sempre connessi, ma raramente vicini.
Parliamo in chat ovunque e in ogni momento, ma incontrarsi è difficile. Manca il tempo, manca lo spazio, e manca la spontaneità di un tempo nel dire “vediamoci”. La società premia l’efficienza, non la relazione.
Eppure il bisogno di legame non è scomparso: si è solo assopito.
La domanda allora cambia: sappiamo ancora costruire relazioni?
La risposta è sì, ma richiede un piccolo atto di disobbedienza quotidiana.
Significa rallentare quando tutti accelerano. Uscire di casa e rischiare una conversazione vera anche quando sarebbe più comodo un messaggio.
Creare piccoli gruppi, comunità, reti di vicinato che non servono a produrre, ma a vivere meglio. Accettare che la relazione richiede tempo, pazienza, vulnerabilità.
In un mondo che ci preferisce consumatori solitari, scegliere la relazione diventa quasi un gesto rivoluzionario. Significa ricordare che la qualità della vita si misura nella profondità dei legami, non solo nella velocità con cui viviamo.
Forse la vera rivoluzione parte proprio da qui: da due persone che si incontrano e parlano. Dalla semplice, radicale idea che nessuno debba restare solo se non lo desidera.



