
Ancora Non So Interpretarmi Abbastanza.
È questo l’acronimo positivo della parola “ansia” che troviamo nel libro di Thomas Leoncini “L’ansia del colibrì”.
Il colibrì ha un segreto che non tutti conoscono: è la sua ansia a tenerlo vivo. Questo suo movimento ininterrotto per sopravvivere è il suo meccanismo di difesa.
Prendendo spunto dal colibrì, l’ansia non è sempre il “cattivo della storia”. A piccole dosi è come una sveglia interna che ci aiuta a non dimenticare le chiavi di casa, a prepararci per un esame o a dare il meglio in un momento cruciale.
La questione è che arriva quando vuole lei: prima di una riunione importante, mentre stai per prendere un aereo, o addirittura in fila al supermercato, senza un motivo preciso. È un po’ come quell’amica che telefona sempre all’ora di cena.
Imparare a riconoscerla, a parlarle come si farebbe con un’amica un po’ ansiosa – “Ho capito, ma adesso lasciami respirare” – può aiutare a ridimensionarla. Respirare, fare una passeggiata, concedersi un momento di calma: piccoli gesti che dicono all’ansia che, sì, è la benvenuta… ma non può restare a vivere con noi.
Lei agisce non per turbarci nell’equilibrio, ma per ripristinarlo attraverso la richiesta di un cambiamento ed è il meccanismo di difesa più nobile e sofisticato che abbiamo.
Dobbiamo cambiare la concezione che abbiamo dell’ansia; imparando a comprenderla è possibilmente stabilire con lei un’alleanza e smetterla di temerla.
L’ansia è quel sofisticato sistema interno che, contrariamente a quanto sembra, non è lì per rovinarci la giornata. Il suo obiettivo non è buttarci nel caos, ma piuttosto darci una bella spinta, spesso ripetuta, come un promemoria un po’ insistente, per dirci che è ora di cambiare qualcosa e rimettere in sesto il nostro equilibrio. Non è un errore da correggere, ma un linguaggio da decifrare.
Possiamo allora smettere di temere l’ansia e cominciare a farci pace: non come padrona di casa, ma come coinquilina che, ogni tanto, ha qualcosa di importante da dirci.