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Pecorino Romano: 2025 positivo e fondi da 40 milioni

Pecorino Romano: 2025 positivo e fondi da 40 milioni

Un 2025 complessivamente positivo per il Pecorino Romano

Il 2025 può essere considerato un anno complessivamente positivo per il comparto del Pecorino Romano, nonostante alcune fasi di rallentamento registrate negli ultimi mesi. Lo ha spiegato Gianni Maoddi, presidente del Consorzio di tutela del Pecorino Romano, sottolineando che “un anno è formato da 12 mesi e sicuramente non tutti questi hanno segnato un rallentamento e un calo”.

In particolare, tra aprile e agosto il valore del prodotto è cresciuto grazie all’alleggerimento dei magazzini legato alla produzione 2024, mentre l’ingresso sul mercato della produzione 2025 ha comportato un fisiologico rallentamento dovuto alle quantità disponibili. Secondo Maoddi, “non è sicuramente una situazione drammatica, è una situazione da monitorare”.

I numeri di un comparto strategico

Il Pecorino Romano rappresenta un comparto di dimensioni rilevanti, composto da circa 8.500 aziende agricole, pari a circa 12.000 allevatori, per un totale di 25.000 addetti tra allevatori e operai dei caseifici. Il fatturato alla produzione raggiunge circa 450 milioni di euro, mentre al consumo arriva a 600 milioni di euro. Un peso economico particolarmente significativo per la Sardegna, dove, come ha ricordato Maoddi, “rappresenta circa il 40% del Pil agricolo”. La produzione complessiva di circa 360 mila quintali di prodotto vendibile conferma una vocazione fortemente orientata ai mercati esteri.

Export e mercati di riferimento

Il 70% della produzione di Pecorino Romano è destinato all’export, un dato che rende questo prodotto uno dei più internazionalizzati dell’agroalimentare italiano. Sul mercato interno restano circa 100 mila quintali, con una distribuzione che vede il 40% nella GDO e il restante 60% tra global trade e industria, dove il prodotto viene impiegato nella preparazione di salse e piatti pronti. Per quanto riguarda l’estero, Maoddi ha chiarito che “circa il 60% dell’export viene destinato agli Stati Uniti”, pari a circa 130 mila quintali, seguiti dall’Unione Europea con 55 mila quintali e, successivamente, da mercati come Canada, Giappone e Australia.

I fondi a sostegno del comparto

A sostegno del settore sono stati attivati diversi strumenti finanziari che, complessivamente, ammontano a circa 40 milioni di euro. Tra questi rientra il bando indigenti del Masaf, con oltre 12 milioni di euro, destinato al ritiro dal mercato di formaggio da distribuire tramite Croce Rossa ed enti caritatevoli.

La Regione Sardegna ha inoltre annunciato un’integrazione di 10 milioni di euro, oltre alla disponibilità di un fondo di rotazione da 14 milioni per sostenere la liquidità delle aziende. Anche la Regione Lazio ha previsto un intervento da 1 milione di euro per la quota di produzione laziale. Secondo Maoddi, “se spesi e utilizzati bene possono dare beneficio immediato al comparto”.

L’impegno contro i dazi negli Stati Uniti

Sul fronte dei dazi Usa, fissati al 15%, il Consorzio non intende arretrare. “Non abbiamo intenzione di arrenderci, continuiamo a lavorare nella direzione del dazio zero”, ha affermato Maoddi, ricordando che il Pecorino Romano è inserito nella lista dei prodotti candidati al dazio zero da parte dell’Unione Europea.

Il presidente del Consorzio ha spiegato che nel 2019 il prodotto fu l’unico a essere escluso dai dazi, grazie al riconoscimento delle sue caratteristiche di filiera, e che su questo precedente si sta lavorando anche oggi. In questo contesto si inseriscono gli incontri istituzionali svolti a Washington, con contatti in ambasciata e al Congresso, per sostenere l’esenzione del prodotto simbolo del made in Italy.

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