Il significato dei regali: quando il dono fa crescere

Il significato dei regali: quando il dono fa crescere

Il dono come strumento educativo e di crescita

Il tema del significato dei regali emerge con forza nell’intervista ad Adelia Lucattini, ordinario della Società Psicoanalitica Italiana, che individua nella scelta consapevole degli oggetti un vero processo educativo. Secondo la psicoanalista, “accompagnare i bambini nel processo decisionale, guardare gli oggetti, confrontarli, chiedersi cosa davvero serve o cosa desiderano di più, rappresenta un piccolo laboratorio esperienziale e quindi mentale”. In questo percorso, i più piccoli imparano a desiderare, ad attendere e a sopportare la frustrazione, competenze che favoriscono la maturazione del Super-Io e la capacità di autoregolarsi. Per questo, chiarisce Lucattini, l’acquisto non è soltanto una scelta materiale ma uno spazio relazionale che permette al bambino di sentirsi accompagnato, sostenuto e riconosciuto.

Quando il bisogno di oggetti diventa compensazione emotiva

Nel passaggio tra infanzia e preadolescenza, il desiderio insistente di giochi o beni materiali può assumere un valore che va oltre la semplice richiesta. Lucattini osserva che, spesso, questa pressione è una risposta a emozioni difficili da nominare: assenze, cambiamenti familiari o sentimenti di insicurezza. Gli oggetti possono diventare così strumenti di compensazione, fino a trasformarsi in presenze regolative. Questa dinamica riguarda anche il rapporto con i pari: quando un bene è caricato di significato sociale, sneakers, videogiochi o abiti diventano status symbol, linguaggi identitari con cui si tenta di trovare riconoscimento. Un processo che può favorire, se accompagnato, lo sviluppo dell’identità, ma che rischia di irrigidirsi in una dipendenza dal possesso.

Il ruolo dei genitori nel dare significato agli oggetti

La mediazione degli adulti, nella prospettiva della psicoanalista, è determinante per distinguere tra ciò che appare necessario e ciò che realmente mantiene valore. Lucattini sottolinea che un dono scelto con consapevolezza diventa un oggetto narrativo e non una gratificazione immediata: “Quando un dono porta con sé una narrazione del tipo ‘te lo do perché mi ricorda quanto sei stato coraggioso’, il bambino impara che gli oggetti possono essere ponti affettivi, contenitori di significati”. Il regalo pensato, in questo senso, diventa parte della costruzione del Sé e riduce l’impulso a una sostituzione continua dei beni materiali. Anche la cura degli oggetti e la gestione dei desideri rappresentano un esercizio di tolleranza e responsabilità che può essere coltivato quotidianamente.

Verso una cultura del dono più consapevole

Secondo Lucattini, la riflessione collettiva sulla cultura dei regali invita a recuperare la dimensione simbolica del dono, evitando che si trasformi in un dispositivo compensativo. Una genitorialità attenta al valore educativo dell’acquisto può aiutare i bambini a costruire un’identità meno dipendente dal possesso e più radicata in relazioni stabili. In questo quadro, l’alternanza tra oggetti e esperienze condivise favorisce l’elaborazione emotiva e rafforza il senso di continuità interna. Come conclude la psicoanalista, la qualità dei regali non dipende dal costo ma dalla relazione: “La flessibilità non è una concessione: è un modo per valorizzare il contributo quotidiano delle persone, migliorare il loro benessere e permettere a ciascuno di dare il meglio di sé senza sacrificare ciò che è importante nella propria vita privata”.

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