Falso allarme serpenti a Roma, ecco cosa c’è di vero

A cura di Francesco Cervoni

A Roma scatta “l’allerta serpenti”, ma in realtà l’unica vera allerta è quella della disinformazione. Facciamo chiarezza.
Come ogni anno sulla stampa si torna a parlare di serpenti; quest’anno pare che ci sia un’invasione di questi a Roma, stando a quanto riportato su varie testate giornalistiche si accumulano 60 segnalazioni a settimana. Secondo qualcuno è possibile che la stagione piovosa abbia fatto concentrare gli accoppiamenti nella tarda primavera. Ma sarà vera questa invasione? Ovviamente no.
Partiamo col dire che Roma è la città più verde d’Europa, non solo grazie alle sue ville e a i suoi giardini, ma, se prendiamo in considerazione tutta l’estensione del Comune (quindi considerando le periferie e l’exclave di Martignano), anche grazie alle sue aree naturali protette, 18 in tutto fra Parchi regionali, Riserve naturali, ZSC, ZPS, ecc. Questo incide positivamente sulla qualità della biodiversità.
È intervenuto durante la puntata “Serpenti in città” a Radio 24 il Dott. Antonio Romano – erpetologo, ricercatore del CNR, autore di decine di pubblicazioni a tema Rettili e Anfibi e membro della Societas Herpetologica Italica (SHI) – che ha informato èverosimile che quest’anno ci sia stata un’eccezionalitàa causa della primavera particolarmente fresca e piovosa, e che questa abbia portato a un picco (e non a una gradualità) di esposizione di questi animali che vanno alla ricerca di cibo e di partner per la riproduzione, però non si ha un dato reale(e quindi nessuna evidenza scientifica), ma da qui a parlare di un allarme ci andrei molto cauto. Il dato di 60 segnalazioni in una settimana vuol dire che sono meno di 10 al giorno, e in un territorio grande come quello entro il GRA non meraviglia affatto (ricordiamo che Roma con i suoi 1.287,4 km2 è il comune più esteso d’Italia),continua “il fatto che ci sia molto verde a Roma, che è un elemento di grande pregio, fa sì che esistano dei corridoi ecologici tra la varie parti della città. Ma teniamo presente che ci sono alcune specie di serpenti, come il biacco(nome scientifico Hierophis viridiflavus, localmente conosciuto come frustone, è il serpente più diffuso sul territorio), che sono fortemente associate a realtà antropiche, e quindi anche a contesti urbani”.Ricorda poi che Roma ha sempre avuto questi animali, e inoltre ribadisce che i serpenti che osserviamo in questo periodo sono gli stessi dell’anno scorso. Si può ipotizzare che l’anno scorso ci sia stato un particolare successo riproduttivo e che quindi quest’anno ce ne siano un po’ di più”. Però è più verosimile, come raccontato dallo stesso Romano, che siccome questa notizia ha cominciato a girare velocemente sul web adesso le persone appena vedono un serpente, anziché scappare o ignorare come avrebbero fatto negli anni precedenti contattano immediamente le autorità o le associazioni. Ergo questa notizia si è rapidamente ingigantita.
Bisogna poi fare una precisazione, ovviamente non possiamo mettere sullo stesso piatto della bilancia gli individui appartenenti a specie esotiche, come pitoni e boa, che sono fuggiti dalla cattività o, più verosimilmente, abbandonati dagli stessi proprietari. Si tratta in quei casi di eventi sporadici, e soprattutto non hanno nulla a che vedere con le specie autoctone.
Il Dott. Romano spiega anche che la nostra paura dei serpenti, secondo alcuni studi, può avere radici non solo culturali ma anche biologiche, in quanto ci siamo evoluti in maniera tale da avvertire il movimento di questi ofidi per sopravvivere. Continua però spiegando che nel contesto italiano c’è poco da aver paura, in particolare a Roma l’unica specie velenosa è la vipera (Vipera aspis), tutte le altre sono innocue. Secondo quanto riportato nell’atlante di Anfibi e Rettili della città di Roma, redatto nel 2003, ben sei sono le specie di serpenti presenti. La paura dell’attacco di un serpente è del tutto immotivata, perché questi animali mordono solo se afferrati (e non sempre, ad es. le natrici come meccanismo di difesa non mordono ma vanno in tanatosi, ossia si fingono morte, ed espellono una sostanza maleodorante dalla cloaca), infatti appena ci vedono scappano perché siamo considerati dei potenziali predatori. La maggior parte delle volte i ricercatori per acchiapparli devono correre, e non sempre riescono a catturare questi rettili fulminei.
Bisogna poi ricordare che i serpenti non sono animali associati al degrado ambientale, perché sono dei predatori, e quindi non sono attratti dai rifiuti. Si nutrono prevalentemente di sauri (es. lucertole), piccoli mammiferi (es. topi), uova e nidiacei di uccelli.
Troppo spesso, soprattutto quest’anno, si leggono delle dichiarazioni da parte di sedicenti esperti che non corrispondono affatto al vero, come ad esempio quella che il biacco quando morde colpisce agli occhi. Oppure il fatto che mordendo possa causare infezioni batteriche. In realtà anche un morso umano può causare infezioni batteriche, a prescindere dall’alimentazione. La bocca, umana e non, ha sempre una flora batterica simbionte, essendo la bocca parte del tratto digerente. I rischi di infezione sono praticamente inesistenti, più comuni invece i casi di infezione da morso o graffio di animali domestici quali cani e gatti. E poi, come suggerito prima, il modo migliore per non farsi mordere è non prenderli in mano.
Il fenomeno che si sta osservando in questi giorni non è l’invasione dei serpenti, come detto nell’introduzione, ma quello della disinformazione e dell’allarmismo. I naturalisti e i biologi sono ormai abituati a questi eventi giornalistici, il problema è quando prendono la voce questi sedicenti esperti, spesso in malafede, che per notorietà o altri fini non fanno altro che alimentare questo allarmismo che genera psicosi collettiva, che si traduce poi nell’uccisione di questi animali (ogni anno sono molteplici i post su FB di serpenti uccisi, spesso colubridi scambiati per vipere, o magari luscengole e orbettini che neanche sono serpenti). Quindi se non si vuol organizzare a Roma la “festa delle mazzate di Springfield” la stampa (e soprattutto gli esperti contattati dalla stampa) deve andarci molto cauta con le affermazioni. Perché ricordiamo che i serpenti sono sintomo di un ecosistema sano, e inoltre ci aiutano con il controllo delle popolazioni di roditori quali ratti e topi. Infatti conclude Romano: “pensiamo se non ci fossero questi animali predatori. Il motto ‘più serpenti meno topi’ potrebbe funzionare”.
Una delle cose più importanti da fare per combattere questa disinformazione è, come riporta anche Daniele Macale (capo reparto del rettilario del Bioparco di Roma) al giornale Il Foglio, l’educazione, soprattutto ai più piccoli, contro i pregiudizi verso questi animali e per imparare a conoscerli realmente.
Per concludere ricordo, a differenza della maggior parte degli articoli recenti, che i serpenti, così come tutti i Rettili autoctoni, sono protetti da varie misure legislative: internazionali come la Direttiva “Habitat” e la Convenzione di Berna, ma anche dalla L.R. 18/88.




Un biacco (Hierophis viridiflavus) in posizione difensiva; si mette in questa posizione solo se messo alle strette, può emettere un sibilo che ha la funzione di intimorire il potenziale predatore (foto di E. Pulvirenti).



Una natrice dal collare (Natrix helvetica), comunemente detta biscia d’acqua, mentre sta in tanatosi (foto di F. Cervoni).



Immagine realizzata dall’erpetologo Matteo Di Nicola (autore del libro “Anfibi & Rettili d’Italia” pubblicato da Edizioni Belvedere) per imparare a distinguere un viperide da un serpente non velenoso. In Italia sono 5 le specie di vipere, nel Lazio ne abbiamo solo due: Vipera aspis (con la sottospecie francisciredi) e Vipera ursinii (diffusa nell’Appennino Centrale). N.B. il fatto che siano velenose non vuol dire che vadano uccise!

Francesco Cervoni

ANVA Associazione Naturalistica Valle dell’Aniene

ilterritorio.net

Informazioni su Francesco Cervoni 5 Articoli
Studente in Scienze Naturali all'Università La Sapienza di Roma, vicepresidente dell'Associazione Naturalistica Valle dell'Aniene (ANVA). L'ANVA, nata nel 2019, si occupa di svolgere ricerche sulla biodiversità di alcune aree del nord-est romano (es. Guidonia Montecelio, Tivoli, Sant’Angelo Romano), favorire la conservazione di queste zone, fare divulgazione scientifica e educazione ambiente. In tal senso ANVA promuove convegni, escursioni, divulgazione sul web e lezioni nelle scuole.

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