Questa non è una poesia

Un'opera di Lucrezia Rubini

Il 9 novembre nella Galleria La Pigna, presso Palazzo Maffei Marescotti a Roma sono state presentate le non- poesie di “Questa non è una poesia” (edizioni Robin) di Lucrezia Rubini, nell’ambito della III edizione della Biennale Internazionale dell’Etruria presieduta da Quirino Martellini. Ad interpretarle magistralmente l’attrice Chiara Pavoni, che ha saputo “incarnare” le liriche, mentre la cantautrice Jenni Gandolfi, da Modena, ha alternato brani che hanno legato” fili rossi” con le tematiche trattate; infine come critica letteraria Luciana Capece ha analizzato gli elementi più specificamente tecnici dell’originale testo.

Lucrezia Rubini non è una poetessa, come ci tiene a precisare, bensì storico e critico d’arte e filosofo estetologo. Ha scritto questa raccolta particolare di ben 51 liriche che definisce non-poesie, in un mese di tempo, maggio 2021, quando ancora si viveva in regime pandemico, di getto: evidentemente c’era un magma che premeva. Il titolo, più che provocatorio, vuole dare immediatamente al lettore una chiave di lettura: ovvero queste “composizioni” non hanno uno scopo immediatamente consolatorio, non sono romantiche, non sono espressione di una “poesia bella”, ma vogliono indurre alla riflessione, talvolta con toni polemici (No alla violenza sulle donne,  È romantico, Lo potevo fare anch’io!, Basta un click (criceto)); talvolta con toni persino demenziali, paradossali, sarcastici (Stupro, Prostituta); sempre, offrono, con una visione disincantata e disillusa, mai a lieto fine, “immagini” per scuotere, per sconcertare, per riflettere. « Ecco penso che la costruzione di immagini, fatte con le parole, e la riflessione su e tramite esse,  sia il link che collega queste poesie con il mio pensiero di critico d’arte, che qui diventa ipercritico, pungente, provocatorio, proprio come accade spesso nell’espressione dell’arte contemporanea»

La critica letteraria Luciana Capece, Lucrezia Rubini, la pittrice Isabel von Piotrowski

Il titolo, ancora, infatti, riecheggia quello dell‘opera di Renè Magritte “Questa non è una pipa”, con cui si pone la questione che l’opera d’arte non è la realtà, non la rappresenta, ma si riferisce ad essa trascendendola simbolicamente e approdando ad altro, oltre. Oltre il visibile, oltre il dicibile, oltre la logica umana, in una dimensione dell’anima, in cui ognuno può riconoscersi e declinare il proprio sentire.

L’attrice Chiara Pavoni e l’autrice Lucrezia Rubini in primo piano, dietro la cantautrice Jenni Gandolfo

Vi è un secondo gruppo di composizioni, che segue il filo del ricordo (Infanzia, Trine, Ricordi, Brava a scuola, Madre, Il cancello, Feto, Nascita, Puerpera, Casa d’infanzia) e sono quelle di carattere più autobiografico; qui l’autrice fa riferimento alla sua infanzia felice nella casa dei nonni paterni a Bisceglie, ma anche ai temi della maternità, della nascita ed infine alla vita intrauterina. In questi componimenti, così come in “Mare”, “Vento”, Il pathos del mondo, il lettore viene accolto e “coccolato” trasportato in dimensioni, queste più tradizionalmente poetiche, di libertà e di leggerezza. Per quanto riguarda la ripetitività di un ritornello che caratterizza tante poesie della raccolta, è del tutto personale, si ispira alle cantilene, alle ninne nanne, cantate nell’infanzia dalla madre dell’autrice ma anche, alle filastrocche infantili, alle favole di Esopo o di Gianni Rodari in cui gli animali o gli enti naturali, parlano e sono invocati. Di Eugenio Montale vengono citati i “cocci aguzzi di bottiglia” in cima ad un muro, tratti da “Ossi di seppia” nella poesie “Infanzia” e “Casa d’infanzia”, dove fa riferimento alla casa dei nonni paterni a Bisceglie. “Risalire all’infanzia ha costituito non solo l’incipit che ha innescato il circuito creativo, ma ha costituito il crogiolo e il patrimonio emotivo ed emozionale a cui ho attinto per risalire, attraverso il ricordo, a quelle che definirei le mie “radici emozionali”. Le non- poesie di Lucrezia Rubini possono essere un vademcum per percorsi dell’anima, che lei ha definito “animaterapia”

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